Diritto Penale
Gli ambiti specifici
Frodi informatiche e truffe online
Una fattispecie sempre più diffusa, purtroppo, è quella delle truffe online. Sempre più spesso capita, alle persone, ad esempio, di essere vittime di sedicenti società di trading che invitano ad investire i propri risparmi, per poi trovarsi a scoprire che era tutta una frode e a perdere i soldi versati.
O ancora capita di essere avvicinati online da soggetti “bisognosi” con richieste di denaro in prestito, che si rivelano poi fasulle, con conseguente perdita definitiva di quanto prestato.
L’avvento dei social networks, dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie in genere, ha reso molto più credibile l’offerta dei truffatori al pubblico e molto più difficile l’individuazione dei responsabili che stanno dietro allo schermo, come il recupero del capitale, anche se non impossibile.
Certamente il primo passo, in questi casi, deve essere, come spesso consigliato dalla stessa “Polizia Postale”, quello di interrompere qualsiasi tipo di ulteriore dazione di denaro e di trasmissione di dati.
La tutela da queste condotte passa poi dalla presentazione, il più tempestivamente possibile di una denuncia/querela per la truffa subita, individuando, meglio se coadiuvati dall’aiuto di un legale, i dettagli e i contenuti importanti da fornire all’Autorità Giudiziaria per facilitare le indagini e l’individuazione dei responsabili.
Cybercrimes
I reati informatici (cybercrimes) sono quei comportamenti criminali commessi per mezzo un sistema informatico e, per la quasi totalità, online.
Possiamo dividere questi reati in reati informatici propri (come la frode informatica o l’accesso abusivo a sistema informatico) e reati commessi per mezzo di sistemi informatici (come la diffamazione a mezzo internet o il c.d. revenge porn).
Sia i primi che i secondi sono accomunati da una caratteristica: l’elevata complessità tecnica del processo penale che ne consegue, data dai problemi generati dalla tecnologia.
Come individuiamo il responsabile che si cela dietro ad un profilo social? O, dall’altra parte, come ci difendiamo dall’accusa ingiusta di esserci noi dietro ad un reato informatico? Come individuiamo il luogo di commissione del reato e il Tribunale competente? Come gestiamo la responsabilità di reati commessi all’estero?
Ne consegue la necessità, per il professionista che affronta questi reati, oltre che di un’adeguata esperienza sul campo, di una rete di tecnici informatici e investigatori in grado di collaborare per risolvere questi problemi e ottenere più facilmente il risultato, che sia esso della vittima o dell’accusato.
Le nuove tecnologie, in continua evoluzione, comportano nuovi rischi e nuove sfide, che l’Avvocato deve cogliere con un’adeguata formazione, che il nostro Studio cerca di garantire con l’impegno dei suoi professionisti.
L’Avv. Daniel Fabio Di Pietro è attivamente impegnato in questo settore per mezzo dei progetti formativi che coordina e come componente della Commissione innovazione dell’Ordine degli Avvocati di Milano.
Mandato d’arresto europeo (MAE) e estradizione
Il MAE (Mandato d’Arresto Europeo) consiste in un ordine da parte di un’Autorità Giudiziaria di un paese europeo di consegna di un soggetto presente nel territorio di un altro stato europeo.
Il paese richiesto, se ricorrono i presupposti di cui alla Legge n. 69 del 22 aprile 2005, procede dapprima all’eventuale arresto e applicazione di misura cautelare e alla conseguente udienza di convalida e, successivamente, all’udienza per decidere se consegnare o meno il richiesto allo Stato richiedente.
In termini pratici, come successo in un caso seguito dallo Studio, il Belgio ha richiesto all’Italia la consegna (ai fini dell’arresto) di due cittadine italiane, per la presunta commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione.
La Corte d’Appello (competente a decidere per i MAE e le estradizioni), dopo aver applicato la misura cautelare in Italia, ha deciso di non disporre la consegna ma di ordinare, ai sensi dell’art. 16 della Legge 69/05, delle indagini approfondite sul rispetto dei diritti umani (di cui alla CEDU) da parte del paese richiedente.
Nei casi di MAE è sempre importante chiedersi: sono stati rispettati i diritti processuali dell’arrestato? Il reato contestato all’estero è reato anche in Italia? Il provvedimento è stato correttamente tradotto nella lingua comprensibile al richiesto? Sono rispettati i diritti previsti dalla CEDU?
Nel caso in cui l’arresto venga richiesto da un paese esterno all’Unione Europea, si parla di Estradizione, procedimento simile, con alcune differenze processuali da non sottovalutare.
L’Avv. Daniel Fabio Di Pietro è impegnato nel campo del Diritto penale europeo, anche grazie a ciò che ha appreso sul campo, nell’esperienza come intern to the Italian Desk a Eurojust.
Maltrattamenti in famiglia
I maltrattamenti in famiglia sono un delitto previsto dall’art. 572 codice penale, consistente nella commissione abituale (di almeno due) condotte prevaricanti o, appunto, maltrattanti, nei confronti di un familiare o comunque convivente o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte.
Si tratta di un reato grave, punito con la cornice edittale della pena da 3 a 7 anni di reclusione, con il concreto rischio, per chi ne è accusato, di essere ristretto in carcere.
Questo soprattutto nei casi aggravati dalla presenza di un minorenne che assiste alle violenze, che trasforma il reato in ostativo per la sospensione dell’ordine di esecuzione, anche con condanne a pene inferiori ad anni 2 di reclusione, salvo che la pena non sia sospesa.
Anche dal lato della persona offesa, questo reato è particolarmente delicato: la pressione psicologica di chi ha subito violenza fisica o psichica da una persona della sua famiglia e che, quindi, per definizione, aveva facile accesso alla sua fiducia, è altissima.
Non di rado, senza il giusto supporto, le vittime di questo reato finiscono per rinunciare alla causa, rimettendo la querela presentata, con conseguenze devastanti come la reiterazione delle condotte subite o il rischio di un processo per calunnia.
Con riferimento a chi viene accusato ingiustamente di questo delitto, spesso la prova dell’innocenza non è semplice da raggiungere, trovandosi ad affrontare un processo dove la parola della persona offesa, in assenza di ulteriori elementi contrari, può bastare a fondare una condanna.
Per questo, in entrambe le situazioni, diventa essenziale svolgere un lavoro di team, in cui il difensore penalista possa avvalersi della collaborazione del settore diritto di famiglia dello studio, per le questioni inerenti il campo civile, e di professionisti psicologi, psichiatri o tecnici di altre materie, di cui il nostro Studio è solito avvalersi, per costruire una difesa solida.
Stalking
La condotta di stalking configura il delitto di “atti persecutori”, previsto e punito dall’art. 612 bis codice penale.
Lo stalking consiste in una condotta abituale (almeno due atti) di molestia o minaccia tali da ingenerare nella vittima un perdurante stato d’ansia o un cambiamento delle abitudini di vita.
Ad esempio, nei classici episodi di cd. Stalking, la vittima è tipicamente vessata da messaggi minatori e molesti, da continui appostamenti di chi la persegue davanti al luogo di lavoro o all’abitazione, tanto da togliergli il sonno (perdurante stato d’ansia) e costringerla a fare una strada più lunga e usare l’ingresso sul retro del palazzo per evitare di incontrare la stalker (cambiamento delle abitudini di vita).
I rimedi per tutelarsi, come persone offese, sono la querela, con richiesta all’autorità giudiziaria dell’applicazione della più idonea misura cautelare (come il divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai suoi congiunti) oppure la richiesta di ammonimento al Questore.
Nel primo caso ci rivolge direttamente alla Procura, con l’inizio di un procedimento penale, con il secondo rimedio, invece, ci si rivolge alla Polizia, che convocherà il soggetto persecutore ammonendolo del fatto che al prossimo episodio verrà iscritto un procedimento penale a suo carico.
Il termine massimo per presentare la querela è di sei mesi dall’ultimo atto persecutorio.
Se si viene ingiustamente accusati di questo reato, invece, è opportuno dimostrare, possibilmente già in fase di indagini preliminari, l’estraneità ai fatti e gli eventuali doppi fini del querelante.
Ad esempio, può essere opportuno dimostrare, se accaduto, che il denunciante ha querelato l’indagato per un proprio tornaconto, cercando di chiarire la dinamica distorta già al Pubblico Ministero in fase di indagini preliminari.
Diritto penale minorile
Come noto, i minorenni sopra i 14 anni che commettono reati, rispondono personalmente di questi in un procedimento penale avanti al Tribunale per i Minorenni.
Il Tribunale per i Minorenni è un Tribunale specializzato nella materia minorile, composto da giudici di carriera e altri, onorari, spesso individuati in esperti di psicologia ed età evolutiva.
Il processo penale minorile è un processo penale vero e proprio, ma con regole particolari e specifiche.
Ad esempio, non è possibile concordare un cd. Patteggiamento con la Pubblica Accusa e non è possibile per la persona offesa costituirsi parte civile.
Nel processo penale minorile, la vera “vittoria” non è sempre la soluzione processualmente (e apparentemente) più conveniente per il ragazzo/la ragazza imputato/a.
A volte il difensore minorile, insieme ai genitori, deve saper individuare strade diverse, anche più tortuose, che facciano affrontare al minore le proprie responsabilità e sfruttare le opportunità e gli strumenti (come la messa alla prova e l’assistenza dei Servizi Sociali), per ottenere il vero successo: un adulto consapevole, che non si trovi più nella stessa situazione da maggiorenne.
Questo non toglie che, nei casi dove è giusto, la difesa va affrontata e la versione dell’assistito fatta valere con gli strumenti concessi dal processo penale.
Il diritto penale minorile è un ambito specifico che richiede per i difensori un continuo aggiornamento e una sensibilità particolare sul tema.
L’Avv. Daniel Fabio Di Pietro è appassionato di processo minorile sin dai tempi dell’Università e ha accumulato esperienza diretta in questo campo anche grazie al tirocinio svolto presso la Procura per i Minorenni di Milano, dove ha potuto affiancare i Magistrati minorili nella gestione dei procedimenti.
Diritto penale e concorsi pubblici
I concorsi pubblici, come gli appalti, sono negli ultimi anni sempre più oggetto di processi penali che coinvolgono tanto i partecipanti, quanto i banditori.
Spesso questi processi originano da un’errata comprensione degli accadimenti concorsuali, connotati da un elevato tasso di tecnicismo amministrativo.
L’assistenza in casi di questo tipo necessita della collaborazione con professionisti esperti di diritto amministrativo e procedure concorsuali, necessari a dipanare i dubbi sulla liceità delle condotte contestate, in un ambito davvero complesso.
Il professionista di riferimento